Il fruttosio è un monosaccaride molto diffuso, nella sua forma libera, nella frutta, nel miele e negli ortaggi (carote, fichi, prugne, peperoni, zucchine, banane e mele). Abbondano di fruttosio anche molte bibite zuccherate, soft-drinks, dolciumi e prodotti industriali arricchiti con sciroppi di fruttosio-glucosio.
Oltre che in forma libera, negli alimenti il fruttosio può trovarsi anche associato a molecole:
- se combinato ad una molecola di glucosio, origina il saccarosio, che rappresenta il disaccaride bianco cristallino comunemente utilizzato come “zucchero da tavola”, il quale viene digerito da specifici enzimi situati nell’orletto a spazzola intestinale, separando il fruttosio dal glucosio, e che vengono quindi assorbiti in forma libera;
- se polimerizzato in lunghe catene tramite legami β-2,1 forma invece l’inulina, una componente della fibra solubile non digeribile per l’uomo ma comunque utile al funzionamento dell’intestino (grazie alla sua funzione prebiotica nei confronti dei Bifidobacteri). Le fibre, quindi, non rappresentano una fonte di fruttosio biodisponibile.
Il fruttosio è uno zucchero che, a basse concentrazioni ematiche, vanta una certa “indipendenza” dall’insulina per cui viene utilizzato nel trattamento degli insulino-resistenti e dei diabetici.
Il fruttosio non è però un nutriente totalmente innocuo: è vero che vanta insulino-indipendenza ma solo entro certe dosi; eccedendo con il consumo di fruttosio, l’innalzamento della secrezione insulinica è garantito.
La conversione del fruttosio in glucosio avviene principalmente nel fegato; ciò significa che all’aumentare del fruttosio con l’alimentazione aumenta anche il carico di lavoro epatico; inoltre, se le scorte epatiche di glicogeno sono sature, l’eccesso di fruttosio viene convertito in grassi (trigliceridi) con impatto negativo sul peso corporeo, sulla trigliceridemia e su eventuali problemi di steatosi epatica. Prove sperimentali condotte sia su topi che sugli uomini hanno dimostrato la capacità del fruttosio di aumentare i livelli plasmatici di trigliceridi più di quanto fatto da un’analoga quantità di glucosio. Inoltre il fruttosio sembrerebbe avere un minor potere saziante.
Infine una ricerca dell’Università di Swansea, pubblicata su Nature Communications rivela che grandi quantità di fruttosio, potrebbe impedire il corretto funzionamento del sistema immunitario in modi che, fino ad ora, erano in gran parte sconosciuti. In questo studio è stato visto come un elevata concentrazione di fruttosio stimola l’infiammazione nel sistema immunitario producendo l’aumento di molecole più reattive associate all’infiammazione stessa andando a danneggiare cellule e tessuti.
Fonti: Nutri e previeni
dott.ssa Mormone Daniela